Nota Biografica - Biographical Note - Note Biographique:

Dario Tuis è nato il 15 ottobre del 1979 a Seregno (MB). Terzo figlio di Sergio Tuis e Renata Dalla Villa. Fratello di Cristina e Omar di 12 e 7 anni più grandi di lui. 

Sin da piccolo rimanevo incantato a guardare papà al cavalletto e dentro di me con l’andare del tempo nasceva il desiderio di emularlo. Con questo spirito l'ho osservato lavorare sempre, memorizzando tutti i suoi gesti da qualche parte fra il mio cervello e il cuore. Ho sempre frequentato gallerie, musei e fiere d'arte o sfogliato riviste e ho da subito coltivato, sempre più con grande curiosità, il desiderio di dipingere e diventare bravo quanto gli iperrealisti americani che avevo potuto ammirare a Bologna e a Seregno oltre che in numerose pubblicazioni. Molto presto ho dimostrato anche io di essere portato verso le arti figurative - già a cinque anni mi alzavo anche di notte e andavo a dipingere di nascosto con le tempere sul balcone di casa mentre tutti dormivano. Ho appreso così dal padre Sergio l’arte del disegno, della tempera e in seguito della pittura a olio. Ho frequentato il liceo artistico Umberto Boccioni di Milano sezione culturale in cui mi sono diplomato nel 1997. Nella pausa estiva fra il terzo e il quarto anno di liceo ho iniziato a aiutare Sergio a disegnare i fumetti. Avrei voluto ardentemente iscrivermi all'accademia di Brera invece, volente o nolente, scelsi Architettura perché persuaso che sarebbe stato più semplice avere degli sbocchi di lavoro. Furono quattro anni di duro impegno al termine dei quali però non conseguii la laurea. Nonostante la grande passione che misi nello studio. Scelsi perciò di iniziare a lavorare il prima possibile. Per un po’ trovai impiego a Seregno nello studio Drogo & Franzanti Arch. ass. fino a quando ottenni di abbandonare definitivamente l’università. Nel 2002 mi sono trasferito con la famiglia a Cermenate. Ero distrutto, avevo l'impressione di aver perso un treno. Perché, fra l'altro, avevo ignorato quasi completamente i fumetti (mio papà avrebbe voluto che disegnassi i fumetti senza nemmeno terminare il liceo), che avevano fatto la fortuna dei miei genitori e mi rendevo conto che la nona arte è ricca e dignitosa almeno quanto la pittura. Viceversa vedevo l'architettura come un futuro nebuloso e sterile, dal momento che la materia mi sembrava troppo condizionata dalla committenza e in qualche modo io ero impossibilitato dalla mancanza del titolo di studio. Travolto da queste ed altre considerazioni mi rifugiai completamente nella pittura per un po' di tempo. Non fu semplice, vedevo che anche questa materia mi sfuggiva rapidamente di mano (è stato come ricominciare da zero) ma, non potevo rischiare di gettare al vento il mio talento per qualcosa che non avevo nemmeno concluso. Contemporaneamente feci di tutto, lavori anche umili, pur di riuscire ad avere la libertà di dipingere. Dovevo recuperare il tempo perso ma, avevo una visione ancora troppo romantica dell'arte. Pensavo che fosse sufficiente mettersi davanti alla tela e fare qualcosa, esprimersi. Tutto quello che avevo faticosamente conquistato guardando papà mi appariva lontano. Ero talmente sfiduciato; pensavo che non sarei mai diventato bravo e cercavo qualsiasi stratagemma per evitare di faticare perché non facevo altro che pitturare dalla mattina alla sera. Dipinsi veramente a tempo pieno per qualche anno approfondendo con serietà la tecnica dell’olio su tela; nel tentativo talvolta di ritornare verso l'iperrealismo a cui mi ero inizialmente accostato oppure delineando anche solo rapidi bozzetti. Però mi accorsi che adesso non mi sarei più accontentato di scimmiottare qualcuno o la natura, avevo l'impressione di cominciare a comprendere bene la tecnica eppure mancava sempre qualcosa. Le mie numerose visite ai musei mi avevano persuaso del fatto che riprodurre la fotografia alla perfezione non fosse l'obiettivo principale della pittura. Dovevo sintetizzare. Il quadro deve avere una qualità intrinseca che lo renda un dipinto e questo non si ottiene per forza attraverso una semplificazione della realtà. La difficoltà quindi è non cadere nel banale, riuscire a rappresentare anche ciò che non appare e non avere paura di raccontare qualcosa. Sintetizzare senza semplificare. La sperimentazione, si sa, porta via molto tempo e non è detto che quello che si produce sia sempre valido o commerciabile. Per cui per tanto tempo non sono riuscito a guadagnare niente. Non credevo nemmeno io in quello che facevo e finivo per distruggere le opere o ricoprirle, fino a quando non ero completamente convinto e a quel punto sapevo di avere prodotto qualcosa di autentico e puro. Eppure mi rendevo anche conto che a modo suo ogni opera è autentica. Non capivo. Poi, come al solito è arrivata l'illuminazione. Per avere dei buoni risultati bisogna arrendersi completamente alla propria volontà interiore che spesso non coincide con ciò che idealmente si pensa di dover perseguire. Per questo motivo per molto tempo non mi sono nemmeno posto la questione di esporre le opere. Dovevo lavorare nel sottosuolo, giungere alla verità, non pensare nemmeno alla pittura di papà del resto ampiamente riconosciuta e ammirata ma, pensare solo alla mia sintesi pittorica. Feci escursione nell'astratto passando per l'analisi delle avanguardie russe. Fu allora che venni intralciato anche dal ricordo delle opere di mio zio Aldo. Avevo sempre considerato poco mio zio come artista ma mi sbagliavo. Si era dato da fare bene anche lui, con tutte le difficoltà che aveva trovato nella vita. Ciò nonostante non potevo rischiare di venire confuso con lui ne con nessun'altro pittore. In questa fase approdai al citazionismo. Si tratta di un movimento contemporaneo rispetto alla transavanguardia che come questa si propone di recuperare la figurazione ma attraverso la citazione delle opere del passato. Una mia opera di questo genere è depositata nell'ufficio cultura del comune di Seregno. E' un movimento che riesce a contenere molti e differenti modelli di figurazione e che contemporaneamente permette all'artista di riscoprire l'arte sotto la luce dell'esecuzione artistica. Questa fase mi è servita moltissimo e si ricollegava alla perfezione con le mie letture che procedevano verso il mitomodernismo di Stefano Zecchi. Quando il percorso si completò ero di nuovo giunto al realismo ma, tutto era cambiato. La pennellata era diversa, più matura, più sapiente. Avevo finalmente trovato la quadratura del cerchio. Ecco la verità: dietro all'opera deve esistere un concetto che prende vita attraverso l'artefatto,  eppure io dipingo e basta, perché quello che oggi è vero non sarà vero domani. Non serve a niente sottolineare concetti, paradossi o ideali se non si possiedono degli strumenti solidi e per ottenere questi strumenti occorre tenersi costantemente in allenamento, senza dover attendere necessariamente di essere ispirati. Vanno rotti gli indugi e si deve partire con un'azione fattiva. Parallelamente ho elaborato  tecniche per me del tutto nuove, oggi riconosciute dalla critica, anche attraverso l’uso del computer. Nel frattempo, anche se normalmente passo la maggior parte del tempo in casa, ho fatto amicizia con alcuni personaggi locali, fra cui il prof. Guido Marzaro, che ha iniziato a stimolarmi con numerosi spunti di riflessione sul ruolo sociale dell'artista e dell'uomo. Ho ripreso per qualche anno ad aiutare papà Sergio nelle sue fatiche di disegnatore di fumetti e talvolta ho voluto inserire il fumetto anche nella pittura. Per un decennio mi sono occupato esclusivamente di progettazione architettonica e l'ho fatto ad alto livello, grazie alla collaborazione con l'Arch. Mario Margheritis. Per lui ho fatto l'impiegato disegnatore e grazie a lui ho partecipato alla realizzazione di numerosi progetti di architettura in Italia, Kenya e Mozambico. Più o meno in questo periodo ho iniziato a frequentare un circolo culturale a Bovisio Masciago "la compagnia del Fausti", dove ho conosciuto i fratelli Cona, che sono animatori attivi nel loro comune. Nel 2018 ho collaborato con la casa editrice Menhir di Monza disegnando un paio di storie brevi a fumetti per tentare di mettere un piede nel settore, dove fino ad allora non ero mai comparso con il mio nome. Nello stesso anno ho iniziato a scrivere un libro sulla pittura che ho pubblicato l'anno successivo, dopo la morte di mio padre. Attualmente è reperibile su ilmiolibro.it, il titolo è "Sul metodo per dipingere" de pictura universitatae (manuale semiserio). Ho dovuto subentrare a papà nel seguire il lavoro di mamma (che fa il lettering nei fumetti), per controllare se ci sono refusi e per consegnare e ritirare le tavole. Contemporaneamente però non ho mai smesso di dipingere, anche se per la verità senza grandi riscontri economici. Quindi ho seguito dei corsi sotto la direzione di Gennaro Mele, un artista seregnese che si occupa di organizzare eventi culturali per il comune di Brugherio ma che è attivo anche a Seregno. Nel frattempo ho iniziato anche ad aiutare la Famiglia Artistica Seregnese sotto la direzione del presidente Pierluigi Cocchi nell'organizzazione delle mostre della galleria civica e nel 2020 (proprio durante l'isolamento del Covid-19) ho partecipato all'iniziativa dell'ufficio cultura di Seregno "un caffè con la cultura". Insomma, tante cose diverse tutte in ambito culturale e la maggior parte senza alcun riscontro economico, ma con l'enorme soddisfazione di fare qualcosa di prezioso e utile per la comunità, a dimostrazione del mio impegno sociale.

La mia motivazione di fondo per dipingere è anche in parte il fatto che nessuno è figlio di nessuno. Sfogliano una enciclopedia dell'arte moderna di mio padre, per esempio, non ho potuto fare a meno di notare il pittore belga James Ensor  (Ostenda13 aprile 1860 – Ostenda19 novembre 1949) e sinceramente mi è venuto da pensare che potrebbe, magari a livello inconscio, avere influenzato la pittura di mio padre. Egli dipingeva scheletri vestiti che mordevano ossi e altri personaggi con le maschere della commedia dell'arte oppure fortemente caratterizzati nei lineamenti. Altrimenti faccio fatica a capire come una persona potrebbe immaginarsi uno scenario inquietante di opere metafisiche come quello architettato da mio padre. Così forse anche io dovrò elaborare l'opera dei miei maestri e farla propria. Staremo a vedere cosa ne uscirà.


Mostre a cui ho partecipato:
1994 "presenze" in Villa Tittoni Traversi di Desio.
2008 personale all'Amandla di Cermenate "castelli d'Europa".
2008 personale al Circolo di Mariano Comense "castelli d'Europa".
2014 collettiva al Circolo Culturale San Giuseppe di Seregno.
2015 collettiva al Circolo Culturale San Giuseppe di Seregno.
2015/16 collettiva Famiglia Artistica Seregnese C/o la Galleria Civica Ezio Mariani di Seregno.
2016 mostra concorso "spirito e materia" al Circolo Culturale San Giuseppe di Seregno.
2016/17 collettiva Famiglia Artistica Seregnese C/o la Galleria Civica Ezio Mariani di Seregno.
2017/18 collettiva Famiglia Artistica Seregnese C/o la Galleria Civica Ezio Mariani di Seregno.
2018 collettiva al Circolo Culturale San Giuseppe di Seregno.
2018/19 collettiva Nuova Famiglia Artistica Seregnese2018 C/o la Galleria Civica Ezio Mariani di Seregno.
2019 Carovana dell'arte (collettiva con 12 opere a Bovisio Masciago il 13/01/2019) "la compagnia del Fausti" Bovisio Masciago.
2019/02/06 Personale nel comune di Cermenate.


Dario Tuis
via A. Diaz, 16
22072 – Cermenate (Co)
+39 349 532 9526



English version:
Dario Tuis was born on October 15, 1979 in Seregno (MB). Third son of Sergio Tuis and Renata Dalla Villa. Brother of Cristina and Omar aged 12 and 7 years older than him.

From an early age I was enchanted to look at my dad at the easel and with the passing of time the desire to emulate him was born. In this spirit, I watched him always work, memorizing all his gestures somewhere between my brain and my heart. I have always attended galleries, museums and art fairs or leafed through magazines and I immediately cultivated, more and more with great curiosity, the desire to paint and become as good as the American hyperrealists that I had been able to admire in Bologna and Seregno as well as in numerous publications . Very soon I too proved to be inclined towards the figurative arts - already at the age of five I got up even at night and went to paint in secret with tempera on the balcony of the house while everyone was sleeping. Thus I learned from my father Sergio the art of drawing, tempera and later of oil painting. I attended the Umberto Boccioni artistic high school in Milan, the cultural section where I graduated in 1997. In the summer break between the third and fourth year of high school I started helping Sergio draw comics. I would have ardently wanted to enroll in the Brera academy but, willy-nilly, I chose Architecture because I was convinced that it would be easier to have job opportunities. They were four years of hard commitment, at the end of which, however, I did not get my degree. Despite the great passion I put into the studio. I therefore chose to start working as soon as possible. For a while I found employment in Seregno in the Drogo & Franzanti Arch. Ass. Studio. until I finally got out of university. In 2002 I moved with my family to Cermenate. I was destroyed, I had the impression that I had missed a train. Because, among other things, I had almost completely ignored comics (my dad would have liked me to draw comics without even finishing high school), which had made my parents' fortune and I realized that the ninth art is rich and dignified at least as much as painting. Conversely, I saw architecture as a nebulous and sterile future, since the material seemed to me too conditioned by the client and in some way I was prevented by the lack of a degree. Overwhelmed by these and other considerations, I took refuge completely in painting for some time. It wasn't easy, I saw that even this subject was quickly getting out of hand (it was like starting from scratch) but, I couldn't risk throwing away my talent for something I hadn't even finished. At the same time I did everything, even humble jobs, just to be able to have the freedom to paint. I had to make up for lost time but I still had a too romantic vision of art. I thought it was enough to put yourself in front of the canvas and do something, express yourself. Everything I had painstakingly conquered by looking at my father seemed far away. I was so disheartened; I thought that I would never become good and I was looking for any stratagem to avoid struggling because I did nothing but paint from morning to night. I really painted full time for a few years, seriously delving into the oil on canvas technique; sometimes in an attempt to return to the hyperrealism I had initially approached or by outlining even just quick sketches. But I realized that now I would no longer be satisfied with mimicking someone or nature, I had the impression of beginning to understand the technique well and yet something was always missing. My numerous visits to museums had convinced me that reproducing photography to perfection was not the main goal of painting. I had to synthesize. The painting must have an intrinsic quality that makes it a painting and this is not necessarily achieved through a simplification of reality. The difficulty therefore is not to fall into the banal, to be able to represent even what does not appear and not to be afraid to tell something. Synthesize without simplifying. Experimentation, as we know, takes a lot of time and it is not certain that what is produced is always valid or marketable. So for a long time I haven't been able to earn anything. I didn't even believe in what I was doing and I ended up destroying the works or covering them, until I was completely convinced and at that point I knew I had produced something authentic and pure. Yet I also realized that each work is authentic in its own way. I didn't understand. Then, as usual, enlightenment came. To have good results one must surrender completely to one's inner will which often does not coincide with what ideally one thinks to have to pursue. For this reason, for a long time I have not even asked myself the question of exhibiting the works. I had to work underground, get to the truth, not even think about dad's painting, which is widely recognized and admired but, think only of my pictorial synthesis. I made an excursion into the abstract through the analysis of the Russian avant-gardes. It was then that I was also hampered by the memory of my uncle Aldo's works. I had always considered my uncle a little as an artist but I was wrong. He had worked hard too, with all the difficulties he had found in his life. Nevertheless, I could not risk being confused with him or with any other painter. At this stage I arrived at quotationism. It is a contemporary movement with respect to the trans-avant-garde which, like this one, aims to recover figuration but through the citation of works from the past. One of my works of this kind is deposited in the cultural office of the municipality of Seregno. It is a movement that manages to contain many and different models of figuration and that at the same time allows the artist to rediscover art under the light of artistic execution. This phase has served me a lot and was perfectly connected with my readings that proceeded towards Stefano Zecchi's mythomodernism. When the path was completed I was back to realism but, everything had changed. The brushstroke was different, more mature, more skilful. I had finally found the square of the circle. Here is the truth: behind the work there must be a concept that comes to life through the artifact, yet I just paint, because what is true today will not be true tomorrow. It is useless to underline concepts, paradoxes or ideals if you do not have solid tools and to obtain these tools you need to keep yourself constantly in training, without necessarily having to wait to be inspired. The delay must be broken and we must start with an effective action. At the same time, I developed completely new techniques for me, now recognized by critics, including through the use of computers. In the meantime, although I normally spend most of my time at home, I made friends with some local characters, including prof. Guido Marzaro, who began to stimulate me with numerous ideas for reflection on the social role of the artist and man. For a few years I resumed helping dad Sergio in his labors as a comic artist and sometimes I wanted to include comics in painting as well. For a decade I have been dealing exclusively with architectural design and I did it at a high level, thanks to the collaboration with Arch. Mario Margheritis. More or less around this time I started attending a cultural club in Bovisio Masciago "the company of Fausti", where I met the Cona brothers, who are active animators in their town. In 2018 I collaborated with the Menhir publishing house in Monza, drawing a couple of short comic stories to try to set foot in the sector, where until then I had never appeared with my name. In the same year I started writing a book on painting which I published the following year after my father died. It is currently available on ilmiolibro.it, the title is "On the method of painting" de pictura universitatae (semi-serious manual). I had to take over from dad to follow mom's job (who does the lettering in comics), to check for typos and to deliver and collect the plates. At the same time, however, I never stopped painting, even if in truth without great economic results. So I took courses under the direction of Gennaro Mele, a Seregnese artist who is involved in organizing cultural events for the town of Brugherio but who is also active in Seregno. In the meantime, I also started helping the Seregnese Artistic Family under the direction of President Pierluigi Cocchi in organizing the exhibitions of the civic gallery and in 2020 (during the isolation of Covid-19) I participated in the initiative of the culture office of Seregno "a coffee with culture". In short, many different things all in the cultural field and most of them without any economic feedback, but with the enormous satisfaction of doing something precious and useful for the community, demonstrating my social commitment.

My underlying motivation for painting is also partly the fact that no one is anyone's child. Leafing through an encyclopedia of my father's modern art, for example, I couldn't help but notice the Belgian painter James Ensor (Ostend, April 13, 1860 - Ostend, November 19, 1949) and honestly it occurred to me that he might, perhaps on an unconscious level, having influenced my father's painting. He painted dressed skeletons that bit bones and other characters with the masks of the commedia dell'arte or strongly characterized in their features. Otherwise, I find it hard to understand how a person could imagine a disturbing scenario of metaphysical works such as the one concocted by my father. So maybe I too will have to elaborate the work of my teachers and make it my own. We'll see what comes out of it.

Exhibitions I attended:
1994 "presences" in Villa Tittoni Traversi in Desio.
2008 solo show at Amandla in Cermenate "castles of Europe".
2008 solo show at the Circolo di Mariano Comense "castles of Europe".
2014 collective exhibition at the San Giuseppe Cultural Circle in Seregno.
2015 collective exhibition at the San Giuseppe Cultural Circle in Seregno.
2015/16 collective Seregnese Artistic Family C / o the Ezio Mariani Civic Gallery of Seregno.
2016 exhibition "spirit and matter" competition at the San Giuseppe Cultural Club in Seregno.
2016/17 collective artistic family Seregnese C / o the Ezio Mariani Civic Gallery of Seregno.
2017/18 collective Artistic Family Seregnese C / o the Ezio Mariani Civic Gallery of Seregno.
2018 collective at the San Giuseppe Cultural Circle in Seregno.
2018/19 collective exhibition Nuova Famiglia Artistica Seregnese2018 C / o the Ezio Mariani Civic Gallery of Seregno.
2019 Carovana dell'arte (collective with 12 works in Bovisio Masciago on 13/01/2019) "the company of Fausti" Bovisio Masciago.
2019/02/06 Staff in the municipality of Cermenate.

Dario Tuis
via A. Diaz, 16
22072 – Cermenate (Co)
+39 349 532 9526



Version française:
Dario Tuis est né le 15 octobre 1979 à Seregno (MB). Troisième fils de Sergio Tuis et Renata Dalla Villa. Frère de Cristina et Omar âgés de 12 et 7 ans plus vieux que lui.

Dès mon plus jeune âge, j'ai été enchanté de regarder mon père au chevalet et avec le temps, le désir de l'imiter est né. Dans cet esprit, je l'ai toujours observé travailler, mémoriser tous ses gestes quelque part entre mon cerveau et mon cœur. J'ai toujours fréquenté des galeries, des musées et des foires d'art ou feuilleté des magazines et j'ai immédiatement cultivé, de plus en plus avec une grande curiosité, l'envie de peindre et de devenir aussi bon que les hyperréalistes américains que j'avais pu admirer à Bologne et Seregno ainsi que dans de nombreuses publications . Très vite, je me suis aussi montré incliné vers les arts figuratifs - déjà à l'âge de cinq ans je me levais même la nuit et allais peindre en secret à la détrempe sur le balcon de la maison pendant que tout le monde dormait. C'est ainsi que j'ai appris de mon père Sergio l'art du dessin, de la tempera et plus tard de la peinture à l'huile. J'ai fréquenté le lycée artistique Umberto Boccioni à Milan, la section culturelle où j'ai obtenu mon diplôme en 1997. Pendant les vacances d'été entre la troisième et la quatrième année du lycée, j'ai commencé à aider Sergio à dessiner des bandes dessinées. J'aurais ardemment voulu m'inscrire à l'académie de Brera mais, bon gré mal gré, j'ai choisi l'architecture parce que j'étais convaincue qu'il serait plus facile d'avoir des opportunités d'emploi. Ce furent quatre années de dur engagement, au terme desquelles, cependant, je n'ai pas obtenu mon diplôme. Malgré la grande passion que j'ai mise en studio. J'ai donc choisi de commencer à travailler le plus tôt possible. Pendant un certain temps, j'ai trouvé un emploi à Seregno dans le Drogo & Franzanti Arch. Ass. Studio. jusqu'à ce que je sois enfin sorti de l'université. En 2002, j'ai déménagé avec ma famille à Cermenate. J'étais détruit, j'avais l'impression d'avoir raté un train. Parce que, entre autres, j'avais presque complètement ignoré la bande dessinée (mon père aurait aimé que je dessine des bandes dessinées sans même avoir terminé le lycée), qui avait fait la fortune de mes parents et j'ai réalisé que le neuvième art est au moins riche et digne autant que la peinture. A l'inverse, je voyais l'architecture comme un futur nébuleux et stérile, car le matériau me paraissait trop conditionné par le client et en quelque sorte j'étais empêché par l'absence de diplôme. Accablé par ces considérations et d'autres, je me suis réfugié complètement dans la peinture pendant un certain temps. Ce n'était pas facile, j'ai vu que même ce sujet devenait rapidement incontrôlable (c'était comme repartir de zéro) mais je ne pouvais pas risquer de gâcher mon talent pour quelque chose que je n'avais même pas terminé. En même temps, j'ai tout fait, même des travaux modestes, juste pour pouvoir avoir la liberté de peindre. J'ai dû rattraper le temps perdu mais j'avais toujours une vision trop romantique de l'art. Je pensais qu'il suffisait de se mettre devant la toile et de faire quelque chose, de s'exprimer. Tout ce que j'avais minutieusement conquis en regardant mon père me paraissait bien loin. J'étais tellement découragé; Je pensais que je ne deviendrais jamais bon et je cherchais un stratagème pour éviter de lutter car je ne faisais que peindre du matin au soir. J'ai vraiment peint à plein temps pendant quelques années, plongeant sérieusement dans la technique de l'huile sur toile; parfois pour tenter de revenir à l'hyperréalisme que j'avais abordé au départ ou en esquissant ne serait-ce que des croquis rapides. Mais j'ai réalisé que maintenant je ne me contenterais plus d'imiter quelqu'un ou la nature, j'avais l'impression de commencer à bien comprendre la technique et pourtant quelque chose manquait toujours. Mes nombreuses visites dans les musées m'avaient convaincu que reproduire la photographie à la perfection n'était pas l'objectif principal de la peinture. J'ai dû synthétiser. La peinture doit avoir une qualité intrinsèque qui en fait une peinture et cela ne se fait pas nécessairement par une simplification de la réalité. La difficulté est donc de ne pas tomber dans le banal, de pouvoir représenter même ce qui n'apparaît pas et de ne pas avoir peur de dire quelque chose. Synthétisez sans simplifier. L'expérimentation, comme nous le savons, prend beaucoup de temps et il n'est pas certain que ce qui est produit soit toujours valable ou commercialisable. Donc, pendant longtemps, je n'ai rien pu gagner. Je ne croyais même pas en ce que je faisais et j'ai fini par détruire les œuvres ou les couvrir, jusqu'à ce que je sois complètement convaincu et à ce moment-là, j'ai su que j'avais produit quelque chose d'authentique et de pur. Pourtant, j'ai aussi réalisé que chaque œuvre est authentique à sa manière. Je n'ai pas compris. Puis, comme d'habitude, l'illumination est venue. Pour avoir de bons résultats, il faut s'abandonner complètement à sa volonté intérieure qui souvent ne coïncide pas avec ce que l'on pense idéalement devoir poursuivre. Pour cette raison, depuis longtemps je ne me suis même pas posé la question de l'exposition des œuvres. Je devais travailler sous terre, aller à la vérité, ne même pas penser à la peinture de papa, qui est largement reconnue et admirée, mais ne penser qu'à ma synthèse picturale. J'ai fait une excursion dans l'abstrait à travers l'analyse des avant-gardes russes. C'est alors que j'ai également été gêné par le souvenir des œuvres de mon oncle Aldo. J'avais toujours considéré mon oncle peu comme un artiste mais je me trompais. Il avait travaillé dur aussi, avec toutes les difficultés qu'il avait rencontrées dans la vie. Néanmoins, je ne pouvais pas risquer d'être confondu avec lui ou avec tout autre peintre. Dans cette phase, je suis arrivé au quotationnisme. C'est un mouvement contemporain à l'égard de la trans-avant-garde qui, comme celui-ci, vise à récupérer la figuration mais à travers la citation des œuvres du passé. Une de mes œuvres de ce genre est déposée au bureau culturel de la municipalité de Seregno. C'est un mouvement qui parvient à contenir des modèles de figuration nombreux et différents et qui en même temps permet à l'artiste de redécouvrir l'art sous la lumière de l'exécution artistique. Cette phase m'a beaucoup servi et était parfaitement liée à mes lectures qui se dirigeaient vers le mythomodernisme de Stefano Zecchi. Une fois le chemin parcouru, j'étais revenu au réalisme mais tout avait changé. Le coup de pinceau était différent, plus mature, plus habile. J'avais enfin trouvé le carré du cercle. Voici la vérité: derrière l'œuvre, il doit y avoir un concept qui prend vie à travers l'artefact, mais je ne fais que peindre, car ce qui est vrai aujourd'hui ne le sera pas demain. Il est inutile de mettre l'accent sur des concepts, des paradoxes ou des idéaux si vous ne disposez pas d'outils solides et pour obtenir ces outils, il faut se maintenir constamment en formation, sans forcément attendre d'être inspiré. Le retard doit être rompu et nous devons commencer par une action efficace. Dans le même temps, j'ai développé pour moi des techniques complètement nouvelles, désormais reconnues par la critique, notamment à travers l'utilisation d'ordinateurs. En attendant, bien que je passe normalement la plupart de mon temps à la maison, je me suis lié d'amitié avec des personnages locaux, dont le prof. Guido Marzaro, qui a commencé à me stimuler avec de nombreuses idées de réflexion sur le rôle social de l'artiste et de l'homme. Pendant quelques années, j'ai recommencé à aider papa Sergio dans son travail de dessinateur de bandes dessinées et parfois j'ai voulu inclure la bande dessinée dans la peinture également. Depuis une décennie, je m'occupe exclusivement de la conception architecturale et je l'ai fait à un niveau élevé, grâce à la collaboration avec Arch. Mario Margheritis. Plus ou moins à cette époque, j'ai commencé à fréquenter un club culturel à Bovisio Masciago «la compagnie de Fausti», où j'ai rencontré les frères Cona, qui sont des animateurs actifs dans leur ville. En 2018, j'ai collaboré avec la maison d'édition Menhir à Monza, dessinant quelques courtes histoires de bande dessinée pour essayer de mettre les pieds dans le secteur, où jusque-là je n'avais jamais figuré avec mon nom. La même année, j'ai commencé à écrire un livre sur la peinture que j'ai publié l'année suivante après la mort de mon père. Il est actuellement disponible sur ilmiolibro.it, le titre est "Sur la méthode de la peinture" de pictura universitatae (manuel semi-sérieux). J'ai dû prendre le relais de papa pour suivre le travail de maman (qui fait le lettrage dans les bandes dessinées), pour vérifier les fautes de frappe et pour livrer et récupérer les plaques. En même temps, cependant, je n'ai jamais arrêté de peindre, même si en vérité sans grands résultats économiques. J'ai donc suivi des cours sous la direction de Gennaro Mele, un artiste seregnais impliqué dans l'organisation d'événements culturels pour la ville de Brugherio mais également actif à Seregno. Entre-temps, j'ai également commencé à aider la Famille Artistique Seregnaise sous la direction du Président Pierluigi Cocchi dans l'organisation des expositions de la galerie civique et en 2020 (pendant l'isolement de Covid-19) j'ai participé à l'initiative du bureau de la culture de Seregno "un café avec culture". Bref, beaucoup de choses différentes, toutes dans le domaine culturel et la plupart sans aucun retour économique, mais avec l'énorme satisfaction de faire quelque chose de précieux et d'utile pour la communauté, démontrant mon engagement social.

Ma motivation sous-jacente pour la peinture est aussi en partie le fait que personne n'est l'enfant de personne. En feuilletant une encyclopédie de l'art moderne de mon père, par exemple, je n'ai pas pu m'empêcher de remarquer le peintre belge James Ensor (Ostende, 13 avril 1860 - Ostende, 19 novembre 1949) et honnêtement, il m'est venu à l'esprit qu'il pourrait, peut-être à un niveau inconscient, ayant influencé la peinture de mon père. Il peint des squelettes habillés qui mordent les os et d'autres personnages avec les masques de la commedia dell'arte ou fortement caractérisés dans leurs traits. Sinon, j'ai du mal à comprendre comment une personne pourrait imaginer un scénario dérangeant d'œuvres métaphysiques comme celle que mon père a concoctée. Alors peut-être que je devrai moi aussi élaborer le travail de mes professeurs et me l'approprier. Nous verrons ce qui en sort.

Expositions auxquelles j'ai assisté:
1994 "présences" à la Villa Tittoni Traversi à Desio.
2008 exposition personnelle à Amandla à Cermenate "châteaux d'Europe".
2008 exposition personnelle au Circolo di Mariano Comense "châteaux d'Europe".
Exposition collective 2014 au Cercle Culturel de San Giuseppe à Seregno.
Exposition collective 2015 au Cercle Culturel de San Giuseppe à Seregno.
2015/16 collectif Seregnese Artistic Family C / o la galerie civique Ezio Mariani de Seregno.
Concours 2016 «esprit et matière» au Cercle Culturel de San Giuseppe à Seregno.
2016/17 famille artistique collective Seregnese C / o la galerie civique Ezio Mariani de Seregno.
2017/18 collectif Artistic Family Seregnese C / o la galerie civique Ezio Mariani de Seregno.
Collectif 2018 au Cercle Culturel de San Giuseppe à Seregno.
Exposition collective 2018/19 Nuova Famiglia Artistica Seregnese2018 C / o la galerie civique Ezio Mariani de Seregno.
2019 Carovana dell'arte (collectif de 12 œuvres à Bovisio Masciago le 13/01/2019) "la compagnie de Fausti" Bovisio Masciago.
2019/02/06 Personnel de la commune de Cermenate.

Dario Tuis
via A. Diaz, 16
22072 – Cermenate (Co)
+39 349 532 9526